Alluvionati

 

Era logico, evidente, lampante, lapallisiano. Dopo il terremoto in Abruzzo, i fortunali in Liguria, la frana di Sarno, gli smottamenti in Campania, le alluvioni in Toscana, è toccato anche a noi. Ricco, produttivo Veneto. Sembrava impossibile che il nastro di asfalto che Lega (doppio senso) Venezia a Milano passando per Padova, Vicenza, Verona diventasse un fiume di fango. Pareva lontano anni luce che un’azienda non lavorasse per alcuni giorni (si parla di mesi addirittura) a causa della pioggia. Era un incubo vedere case e capannoni invasi dalle acque che hanno provocato danni per milioni di Euro. Scenario apocalittico, con centossessanta centimetri di acqua che invadono Vicenza e le (poche rimaste) campagne, mentre le ghiaie del mitico Fumante rotolano malvagiamente a valle. Tutto reale, tangibile e udibile dai racconti nevrotici di chi chiede aiuto, di chi scava e pulisce, di chi si danna l’anima per il lavoro, dalle parole disperate della gente comune, dai proclami delle associazioni industriali che invocano gli imprenditori a non versare le tasse (quelle che l’operaio invece paga….), da chi maledice lo stato e la tv rea di non avere dato la notizia.

Poi il grande giorno, arriva “lo stato” ossia i politici.

Ed ecco tutti ad accoglierli in una piazza linda come non mai. I proclami belligeranti restano tali, la gente inebetita dalle telecamere mentre Loro sono inavvicinabili compattati come sardine dietro e dentro alla loro scorta, decantano l’opera di pulizia ed il pronto intervento dello stato e, prima di ripartire in elicottero dichiarano a gran voce che i soldi ci sono e verranno dati in tempi brevi. Non vanno nella zona di Cresole, la più colpita. I giornali ed i telegiornali sguazzano in questo perbenismo e prontezza di reazione inneggiando al contempo con fragorosi editoriali al federalismo fiscale – già ma che ci faceva un milione di euro fermo nelle casse del comune di Caldogno e destinato ad opere idrauliche? -, la gente si sente un po’ di dolce in bocca per i complimenti ricevuti e le rassicuranti parole del premier, dei suoi delfini e delle sue trote (c’era pure lui) e tutto come al solito si risolverà, lasciando solo nella memoria qualche ricordo. Il denaro promesso arriverà e si disperderà in mille infiniti rivoli (e decine di tasche e conti correnti….) e così via. Forse forse forse arriverà a buon fine qualche donazione privata (un campione sempre Roberto Baggio, anche se malvisto perchè Buddista….), ma non illudiamoci. Per intanto continuiamo a dire che tutto è stato causato dalla furia degli eventi, dalla malvagità della Natura. Nostra la colpa non è mai. Non è colpa certo delle centinaia di migliaia di capannoni che rivestono il Veneto, molti dei quali invenduti, che non lasciano respirare la terra, non lo è dell’eccesso di zone edificabili previste nei piani regolatori comunali per aumentare il numero di residenti e i “gettoni presenze” nelle sedute comunali, non lo è nemmeno dell’intubazione delle rogge, tantomeno dell’uso smodato di auto, non pensiamo poi che dipenda per caso dall’inquinamento provocato dalle fabbriche o dal quantitativo incredibile di rifiuti che produciamo. Non esiste poi dare la colpa ad uno stile di vita in continuo contrasto con la Natura alla quale rubiamo sempre più spazio (dico contrasto ma in realtà si tratta di vera e propria guerra….). Temo però che siano, come al solito parole al vento, perchè, come hanno dimostrato i fatti l’importante è avere “i schei”. Non capire i perchè sono successe queste cose (li spiegava bene il geologo Tozzi che è stato fatto SPARIRE dalla tv italiana) ma semplicemente i nostri cervelli ammalati hanno bisogno di SCHEI, come una droga, ma più devastanti. Un virus, ancora peggio. Un’alluvione.

Pubblicato da spazivuoti

Nato in qualche luogo pianeggiante, tra capannoni, zanzare, arte, e sullo sfondo le montagne.