Ambito avvicinamento: noi ci abbiamo impiegato 1 ora e 40 camminando con andatura media, senza sbagliare nulla e, per non sbagliare nulla basta, dopo aver trovato il masso cui si accenna in relazione (http://www.planetmountain.com/rock/vie/itinerari/scheda.php?lang=ita&id_itinerario=1270&id_tipologia=38 ), svoltare a sx, seguire i bolli rossi con attenzione e gli ometti. Alla base della parete passate sotto alle vie “Sopra il teatro” e “La gioia nel silenzio” indicate da un lamierino con il nome inciso al laser, infine trovate C.a.r.a. il cui nome capeggia scritto evidente in un bel pezzo di alluminio 15×25 !! Difficile sbagliare. L’accesso non è da sottovalutare, a tratti infido, richiede attenzione e piede fermo.
Ambito gradi: vorrei smentire chi dice che i gradi sono un po’ abbondanti (allenatevi meno)…. forse il 4° tiro è 7b+ ma con obbligatorio di 7a+ g-a-r-a-n-t-i-t-o…… scattate dinamici al banchettone o scattate (ancora più dinamici) verso il vostro assicuratore!! Poi, il tiro di partenza è moooolto boulderoso e di dita, nonchè di difficile lettura, cosa che, partendo da freddi non è molto allettante (i primi 5 metri sono gli unici con roccia da “verificare” ma ben chiodati). Il primo tiro di 7c (ossia il terzo della via) è veramente molto bello, di resistenza e
su roccia a gocce davvero meravigliosa, con sorpresina tecnica finale! Il penultimo tiro è sicuramente di 7c soprattutto per i più nanerottoli mentre l’ultimo tiro, forse perchè siamo arrivati gonfi come palloni, per me è anche qualcosa in più di 6b e risulta quasi sempre un po’ sporco. Aggiungo solo che noi siamo scesi comodamente in doppia e, giusto per completezza la nostra è la quinta ripetizione e abbiamo cercato di tirare la libera alla spasimo delle potenzialità (ho fatto a vista tutti i tiri tranne il tetto del penultimo tiro ed il boulderino di partenza) e credo di non sbagliare dicendo che questa salita merita di diventare una classica della Valle, per qualità della scalata, bellezza della linea, livello richiesto ed isolamento ambientale. La chiodatura risulta a tratti un po’ emozionante, (non andateci se avete confidenza del binomio grado-spit ascellare) e, soprattutto in alcuni punti sarebbe bene non ruzzolare giù….. La consiglio vivamente a chi ama ambienti solitari e grandiosi, non ha paura di camminare o incappare in belve striscianti, zecche o scabrose ravanate tra l’erba e gli arbusti per giungere alla base.
Per il resto che dire…. bravi davvero bravi ad Alessio e ad Angela, che considero i valorizzatori in chiave moderna degli angoli reconditi ed abbandonati della Valsugana, hanno dato nuova vita a queste solitarie pareti e nuovo vigore all’attività esplorativa di falesie e pareti in tutta la Valle…. Null’altro da aggiungere se non augurarvi una piacevole ripetizione!!
Ps: Tutte le notizie che trarrete da questa pseudo-relazione le utilizzerete a vostro rischio e pericolo, non perchè non mi fido delle informazioni che vi fornisco, ma perchè se avete dubbi su tutto ciò che riguarda la disciplina arrampicata/alpinismo è bene che ve ne stiate a casa, dato che è il miglior sistema per evitare rischi.
Ed infine, come si conviene per concludere gli articoli, passo ai ringraziament rituali: il primo lo faccio di cuore al mitico Paolo “Ferrovia” che ho trascinato incosapevolmente in questa avventura, e poi ringrazio le mie spalle distrutte, le mani a brandelli ed i miei piedi doloranti.
Bravissimi tutti e due!
Aggiungerei che Fede… ha perso 3 kg in adrenalina!!!
Evelin