Inizio e fine di un grande Himalaysta – Erhard Loretan –

Ci sono due errori che si possono fare lungo la strada per la verità: non andare fino in fondo e non partire – Buddha –

Il 05 ottobre 1995 una notizia riecheggia nel mondo della montagna. L’alpinista svizzero Erhard Loretan sale il Kangchenjunga. E’ il secondo uomo al mondo dopo Messner ad averli saliti tutti senza l’uso di ossigeno. Loretan si può considerare un capo scuola e un anticipatore. Basti citare la sua incredibile salita in 43 ore (tra andata e ritorno) del versante Nord dell’Everest per il couloir Hornbein. Quella volta Loretan era insieme al fuoriclasse francese Jean Troillet e l’anno (da sottolineare) era solo il 1986. Ma non si può tralasciare che, tre anni prima della salita record dell’Everest, nel 1983, Loretan aveva messo a segno un trittico assolutamente stellare anche per gli standard attuali, con la salita di 3 Ottomila: Gasherbrum II (8035 m), Gasherbrum I (8068 m) e Broad Peak (8091 m) il tutto nello spazio di 17 giorni! Poi l’anno dopo la “doppietta” del Manaslu (8163 m) in primavera, e quella sull’Annapurna (insieme a Norbert Joost), per altro compiendo un’impresa nell’impresa, con la prima ascensione della cresta est: un’assoluta performance! Poi, nel dicembre del 1985, come non bastasse, arriva anche la prima invernale della parete est del Dhaulagiri (8167m). Ecco solo questo è un ruolino di marcia di un’intensità che anche adesso gli farebbero conquistare le copertine delle riviste. Ma non è ancora finita, nel 1990 c’è da sottolineare ancora la prima salita della parete sud-ovest del Cho Oyu (8201m) seguita pochi giorni dopo da un’altra prima sulla parete Sud dello Shisha Pangma (8046m), il più “piccolo degli 8000.

Loretan in azione in Himalaya

Il 23 dicembre 2001 una nuova notizia arriva come un meteorite nella galassia del pianeta Alpinismo (e non solo). Il leggendario Hymalaista e guida alpina svizzera Loretan uccide il figlio di 7 mesi. I due si trovavano da soli nel suo chalet a Crésuz, in Gruyère, quando avvenne il fattaccio. L’oblio cadde sul campione, veloce tanto quanto la sua ascesa era stata brillante, autorevole e meritata. Al mondo tutti sono rapidi a salire nel carro dei vincitori ed altrettanto veloci a scendere quando il vincitore cade in disgrazia. Quella sera, Erhard Loretan per calmare il pianto del figlio di soli sette mesi, lo scuotè brevemente ed il bimbo morì. Purtroppo al tempo la Sindrome del bambino scosso (Sbs) era quasi sconosciuta, ma lui decise di divulgare il suo nome ai media nella speranza di evitare drammi simili ad altri genitori. Erhard fu condannato a quattro mesi di carcere con la condizionale, per omicidio dovuto a negligenza.

Come raccontò più volte a Xenia Minder sua successiva compagna, Erhard si sentì sollevato per essere stato condannato dalla giustizia degli uomini, anche se – secondo le sue stesse parole il giorno del processo – quella pena non era minimamente paragonabile a quello che avrebbe sofferto fino alla fine dei suoi giorni.

Ma, durante e dopo il processo, Loretan diventò bersaglio di violenti attacchi pubblici: come fu possibile che un uomo che aveva sfiorato così tante volte la morte nelle sue incredibili ascensioni, avesse potuto perdere i suoi nervi d’acciaio così facilmente proprio con il sangue del suo sangue, innocente e indifeso?
Di fronte a questa perdita irreparabile e alla caccia all’uomo mediatica, Erhard cambiò. Ovviamente, aveva già perso molti amici in montagna. Ma la mancanza del proprio figlio era una tragedia dalla quale non si era ripreso.

Il 28 aprile 2011, giorno del suo 52esimo compleanno Erhard Loretan muore cadendo banalmente dalla Cresta del Grunhorn. La morte di Erhard, come il resto della sua vita da quel triste 23 Dicembre 2001, non fu uno scoop per le riviste dell’epoca ma, quasi in forma strettamente privata, fu la Svizzera che si accomiatò da uno dei suoi figli più cari in modo solenne (nel paese dove nacque fu onorato anche con un parco). 

Tante persone si stupirono nel vedere che un uomo come lui, il secondo al mondo ad aver scalato senza ossigeno le 14 montagne più alte della Terra, abbia perso la vita nel percorrere una modesta cresta sulle Alpi, sul Gruenhorn, nel Vallese, in compagnia di una donna che la stampa, per una volta discreta, ha descritto come “una cliente bernese di 38 anni, gravemente ferita e ricoverata in ospedale”.

Xenia Minder, “la cliente bernese” che rimase ferita nell’incidente, analizzando gli eventi a posteriori si chiedeva se l’incidente occorso sarebbe stato giudicato diversamente se Lei (Xenia Minder) non avesse trascinato Erhard nella Sua caduta. Oppure, nel caso in cui Loretan fosse sopravvissuto e la sua compagna perita se si sarebbe nuovamente scatenata una caccia all’uomo da parte dei media con accuse dall’opinione pubblica di aver ucciso, per negligenza, la sua compagna, molto meno esperta di lui, su quelle montagne che conosceva così bene. Sono interrogativi piuttosto pungenti e che ben sintetizzano il complesso rapporto che esiste tra quelle che possiamo definire (anche impropriamente) figure di spicco e l’opinione pubblica che (ahimè) troppo spesso si sofferma sulla superficie degli eventi. Personalmente sono certo che Erhard Loretan non avesse mai voluto la morte del proprio figlio, allo stesso modo in cui non ha mai voluto la sua. La sua figura in termini alpinistici rimane indiscussa (vi propongo questo approfondimento con un’intervista) nondimeno da quella umana troppo spessa trattata con distacco e malcelato disprezzo. 

Pubblicato da spazivuoti

Nato in qualche luogo pianeggiante, tra capannoni, zanzare, arte, e sullo sfondo le montagne.