IL FEDELISSIMO DEL CCCP

 – Una formalità o una questione di qualità –

(CCCP, “Affinità e divergenze tra il compagno Togliatti e noi del raggiungimento della maggiore età”)

Oltre vent’anni or sono, quando iniziai ad arrampicare, circolavano misere informazioni orali tramandate, che davano scarne informazioni sui luoghi di scalata della nostra zona (falesie del Grappa e del canale del Brenta)  oppure fogli scritti a penna tali da consentirci di definire questo stile di divulgazione (quasi) apocrifo. Le falesie erano peraltro poche rispetto a quelle odierne ed i chiodatori (nonché i frequentatori, che spesso coincidevano) erano ruvidi, tosti ed arcigni, sovente sfuggenti: gente dalla quale mi tenevo alla larga, figuriamoci poi a chiedere loro informazioni!

Fu così che dovetti armarmi di pazienza e buona volontà, per poter togliermi dalla noia dei soliti tiri e dell’unica falesia consentita ai “caiani”: la Valle Santa Felicita.

La copertina della guida alle “falesie del Grappa”

La strategia fu, a dire il vero, abbastanza semplice ed anche baciata dalla buona sorte. In primis lasciai il CAI e poi, dato che avevo bisogno di un po’ di materiale nuovo per scalare, mi recai ad effettuare acquisti dal buon Davide. Entrato nel negozio cosa ti trovo sopra al bancone? Nooooo!!! Una “guida” di arrampicata “falesie del Grappa”. Mi brillarono gli occhi. Non guardai nemmeno il prezzo e gli dissi di darmene una copia, dimenticando che mi ero recato presso di lui per comprare del materiale nuovo. Sgusciai fuori dal negozio e puntai l’auto in direzione Nord. La guida era un fantastico ed essenziale surrogato arrampicatorio underground, composto da due anelli di lamiera di pessima qualità che tenevano assieme una ventina di pagine fotocopiate contenute all’interno di piccoli fogli trasparenti di dimensioni circa 10×15.

Costalunga partenza del tiro “I fedelissimi del CCCP”

La Curva, Palù, Costalunga, CampoSolagna, Colmirano, San Liberale, un mondo nuovo a mia disposizione. Nessuna copertina se non uno schizzo del Massiccio del Grappa fatto a mano libera, i nomi degli autori (il famigerato CCCP con l’aggiunta di Gianluca Bellin e di Emanuele Pellizzari) ed una pubblicità illeggibile in basso a destra. Ogni pagina una falesia e miseri dati per raggiungerla. Nessuna foto, nessuno schizzo, nessuna storia, nessuna introduzione di sapientoni vari. Solo un elenco di nomi e gradi. La prima volta che la lasciai al sole le pagine si incollarono ai contenitori di plastica e divennero un tutt’uno, ma a me poco importava. La guida trasudava socialismo nella sua essenza minimalista: niente case editrici, copyright assente, distribuzione in stile carbonaro per passaparola o conoscenza, sembrava non avere nemmeno scopo divulgativo: diciamo che mi ero fatto l’idea che la sua pubblicazione, se di pubblicazione possiamo parlare, avesse l’intento di racimolare qualche euro tra gli amici che già frequentavano i luoghi per dare sfogo alla ricerca di altri terrritori arrampicabili. Nulla di cui eccepire. Anzi l’intento era altissimo.

Val Frenzela – appena passato il chiave di “Bananita”

Rimane il fatto concreto che, anche la guida ufficiale che uscì molti anni dopo, non fu per me così preziosa come quella che ancora mi trovo a rigirare tra le mani. Non so esattamente perché, ma è così. Nuove falesie si sono aggiunte: Gusela, Val Frenzela, Playa Ghiron, Foza, Marcesina, Havana, Incino, e altre di nuovissime sono sorte: Farmacia, Grotta, Campolongo,  Godeluna mentre barbe e capelli degli esploratori della prima guardia si sono ingrigite, lasciando spazio ad una nuova generazione di giovani, più attenta alle esigenze dei frequentatori e all’imprinting commerciale del mondo verticale e meno restia alla divulgazione. Forse per questo rimango un nostalgico dei fedelissimi del CCCP.   

Pubblicato da spazivuoti

Nato in qualche luogo pianeggiante, tra capannoni, zanzare, arte, e sullo sfondo le montagne.